Nuovo Dpcm, ristoranti: “Condannati a morte”

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“L’ultimo Dpcm abbandona la ristorazione italiana e in particolare condanna a morte la filiera romana. Siamo increduli e sfiduciati. Non siamo noi gli untori, è bene ribadirlo, anche se i provvedimenti recenti e in corso continuano fortemente a penalizzare gli esercenti. Una categoria che produce ricchezza, paga le tasse e soprattutto ha rispettato da marzo a oggi i dispositivi contenuti nei Dpcm e nelle ordinanze della Regione Lazio e del Comune di Roma. Nonostante questo, con grande senso di responsabilità, rimaniamo aperti al dialogo per aiutare il ‘sistema-Italia’ e la nostra Capitale d’Italia”. È quanto dichiara in una nota Claudio Pica presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio.

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“Pertanto chiediamo un incontro immediato al Governo per capire i 5 miliardi destinati alle categoria colpite quando e come arriveranno. Serve fare presto . incalza Pica – 10mila aziende del comparto ristorazione e food chiuderanno e finiranno in mezzo a una strada 100mila lavoratori. Numeri da far tremare i polsi. Al tempo stesso vogliamo dialogare anche con la Regione Lazio e chiediamo un incontro urgente al presidente Zingaretti affinché possa rivedere alcuni orari per la nostra categoria. Domani convocherò una riunione intersindacale di tutte le sigle della nostra regione per valutare le opportune valutazioni e decisioni in merito”.

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“Stiamo mettendo sullo stesso piano chi rispetta le regole e chi non le rispetta. Stiamo vanificando gli investimenti che gli esercizi hanno fatto nelle settimane di crisi per garantire il servizio in sicurezza, riduzione dei posti, distanziamento e presidi, mettendone seriamente a rischio l’occupazione”, dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, nel definire “sproporzionata” la misura che prevede la chiusura dei ristoranti alle 18.

“Prendiamo atto della decisione (che speriamo fino alla fine possa cambiare), ma siamo convinti che l’apertura domenicale sarà insufficiente a compensare il crollo del fatturato per cui serve immediatamente un ristoro diretto”, dicono da Filiera Italia. “Ora si compensi con un pagamento adeguato a fondo perduto ben oltre gli attuali 5000 euro – continua Scordamaglia – credito di imposta totale per qualsiasi locazione, sospensione di tutte le scadenze fiscali e proroga della cassa integrazione senza alcun onere”. E conclude: “Non si perda tempo o con la ristorazione affonderà buona parte del settore agroalimentare italiano”.

“Bar, pub e ristoranti non saranno più in condizione di operare: chiudere alle 18, quando l’attività diurna delle colazioni e dei pranzi è stata già messa in ginocchio dallo smartworking, vuole dire rendere antieconomico aprire. La raccomandazione di non muoversi, inoltre, avrà un impatto negativo sul turismo, sui consumi e su tutte le altre attività di vicinato, negozi in primo luogo. Le imprese rischiano di non riuscire a sostenere questo nuovo colpo. Bisogna rendere subito operativi nuovi sostegni concreti, non c’è tempo da perdere”, dice Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti. (AdnKronos)

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